Tutti i rimbalzi della palla ovale
Parliamo di Rugby, uno sport di squadra che poggia le sue fondamenta sull’atletica per favorire la crescita degli individui, per aiutare la loro corretta integrazione all’interno del sistema di gioco e per attivare la collaborazione con i compagni di squadra, sin da tenerissima età.
Vedremo infatti in questo articolo come il minirugby è diventato uno strumento potentissimo per aiutare i bambini a sviluppare il carattere, a socializzare, ad imparare ad affrontare il contatto con il terreno e con gli altri bambini, ad assumersi responsabilità e a prendere scelte velocemente in campo, durante il gioco. In Italia, il torneo topolino è il più importante torneo di minirugby del nostro paese.
La nascita del Rugby
Il Rugby è uno sport antico che nasce dalla stessa baruffa del calcio, nel 1823 in una cittadina al centro dell’Inghilterra. La leggenda vuole proprio che durante una partita di calcio lo studente William Webb Ellis raccolse il pallone con le mani e inizio a correre verso la porta avversaria in barba a tutte le regole vigenti, segnando la prima meta della storia davanti allo sbigottimento di tutti i suoi colleghi e amici. Quel giorno, in quel college borghese frequentato dai rampolli delle gerarchie militari del Re, nasceva il Rugby Football, il gioco della palla con le regole della scuola di Rugby, nel Warwickshire.
Come si gioca a Rugby?
Il Rugby è uno sport di squadra, di combattimento e di situazione.
Per quanto sia intuibile capire le prime due caratteristiche della disciplina della palla ovale, è utile definire cosa è uno sport di situazione:
“uno sport in cui l’esito dell’azione, quindi il risultato (es: segnare la meta), non dipende esclusivamente dal gesto tecnico e dalla prestazione fisica, ma dalla capacità di trovare le giuste risposte di adattamento a stimoli diversi.”
Questo significa che oltre al gesto tecnico e alla prestanza fisica, ogni giocatore della squadra si trova a dover fare delle scelte a seconda della situazione in cui si trova in funzione del risultato finale che vuole ottenere. Una vecchia volpe di questo sport, l’allenatore e formatore Franco Ascantini, dice che non esistono scelte giuste o sbagliate a priori. Le scelte diventano giuste o sbagliate solamente dopo l’azione, a seconda del risultato che si ottiene.
In soldoni: non importa che tu sia un nano o un gigante, se per fare mete fai il giro intorno al tuo avversario, dribblandolo, o se gli passi sopra.
L’importante è che una volta presa l’informazione, risolvi la situazione di gioco con le risorse che hai a disposizione, portando a termine il tuo obiettivo, cioè fare meta!
Tant’è che lo sport di situazione si contrappone allo sport di prestazione, caratteristica che include tutti gli sport il cui risultato dipende esclusivamente da una prestazione, sia essa tecnica o fisica e che può essere misurata con un punteggio, o con una grandezza fisica (es: la corsa dei 100 metri).
I principi e le regole fondamentali del Rugby
Uno sport antico, pieno di consuetudini e in continua evoluzione. Tutta questa complessità si risolve con una serie di regole e principi che amministrano lo sport del “kaos ordinato”. I principi fondamentali del Rugby sono:
- l’avanzamento in attacco;
- la pressione in difesa;
- il sostegno;
- la continuità.
Il primo principio è l’avanzamento, e la regola che lo determina è segnare la meta. Se l’obiettivo del gioco è quello di fare meta, cioè schiacciare la palla nell’area sotto ai pali dell’avversario, in ogni momento della partita bisogna pensare ad avanzare. Sia nelle fasi di attacco, quando si ha il possesso del pallone, trovando gli spazi e le debolezze per passare nella trincea messa su dall’altra squadra.
Per questo lo stesso principio applicato alla difesa è la pressione, e la regola che permette la pressione è il placcaggio. Quando la palla ce l’hanno loro si respingono e rimandano al mittente tutte le offensive degli avversari con dei placcaggi efficaci e dunque… avanzanti!
Il terzo principio, quello del sostegno, è determinato dalla regola del fuori gioco e dal fatto che nel Rugby il pallone si passa con le mani solo all’indietro. Questo principio è importante per mantenere il possesso del pallone ed avere sempre opzioni di gioco. Senza sostegno infatti il giocatore rimane isolato e perde il possesso della palla.
Il quarto principio fondamentale del Rugby è la continuità, e la regola che lo determina è quello del tenuto a terra. Nel Rugby infatti un giocatore placcato a terra deve lasciare la palla immediatamente per permettere ai suoi compagni o agli avversari di continuare a giocare il pallone. Per questo la continuità è fondamentale, per passare da una fase di gioco all’altra nel tentativo di arrivare a meta o fare punti al piede.
Il giocatore efficace, dunque, è colui che:
- è capace di comprendere la situazione e di risolverla, in anticipo sull’avversario e secondo criteri di efficacia;
- sa utilizzare sia abilità tecniche proprie del ruolo e sia, in maniera polivalente, abilità tecniche comuni a tutti, dettate dall’esigenza del gioco stesso;
- è atleticamente e muscolarmente preparato;
- Perfettamente integrato in un progetto di squadra per un
gioco d’alto livello.
Il Trofeo Topolino e il minirugby in Italia
Il Trofeo Topolino, oggi Trofeo Città di Treviso arrivato alla 40ma edizione, è il più importante torneo di minirugby del nostro paese.
Dal 2017 la Walt Disney Italia ha deciso che non organizzerà più gli eventi sportivi giovanili denominati Trofeo Topolino tra cui la storica manifestazione trevigiana riservata al Rugby. Il torneo della grande tradizione però continua a vivere con un’altra denominazione e sotto l’egida di società ed enti locali.
Ebbene sì, era la fine degli anni ’70 quando la manifestazione minirugbistica prese il via a Treviso, ideata dai Dott.ri Antonio Munari e Gianni Raccamari, nata già in principio con l’intenzione di riunire in una due giorni tutte le squadre italiane che durante la stagione sportiva non avevano avuto la possibilità di incontrarsi.
Per dare l’idea della dimensione di questo torneo oggi basti pensare che all’edizione 2015 hanno partecipato 340 squadre e ben 6200 minirugbisti, dall’under 6 all’under 14. Oltre a tutta l’Italia, nelle 340 squadre rappresentate, erano presenti formazioni provenienti da Croazia, Inghilterra, Francia, Spagna, Portogallo, Austria, Lussemburgo e Lituania.
Il minirugby è è lo sport del Rugby declinato per i bambini e serve ad introdurre loro la disciplina ed i valori del rugby. È lo sport di squadra per eccellenza. Sotto l’aspetto caratteriale, facilita la capacità di socializzare ed insegna il rispetto degli altri, avversari, compagni, arbitri, educatori. La lealtà è parte essenziale del gioco. Ai bambini più timidi e timorosi insegna ad avere più confidenza con se stessi e verso gli altri, ai più aggressivi insegna a contenere e a canalizzare nel gioco regolamentato la propria esuberanza. Il rugby contribuisce a dare consapevolezza di sé e sicurezza. Il mini rugby – inoltre – è un gioco che favorisce l’integrazione: le bambine fino ai 12 anni giocano con i maschi; e vi capiterà anche di vedere vostro figlio giocare con bambini diversamente abili.
Giornalisti e blog italiani sul Rugby
In Italia il Rugby ha avuto uno sviluppo portentoso dal 2000, anno di ingresso della Nazionale Italiana nel Trofeo delle 6 Nazioni, in termini di crescita di praticanti e in termini di consapevolezza generale di questo sport che fa del gioco di squadra, del sacrificio e della disciplina i suoi punti di forza.
A raccontare le storie della palla ovale in Italia ci sono tanti giornalisti della TV e della carta stampata e alcuni blog di riferimento. Tra i più autorevoli è giusto segnalare:
- Il duo Vittorio Munari e Antonio Raimondi;
- Paolo Ricci-Bitti sul Messaggero;
- Marco Pastonesi sulla Gazzetta;
- Paolo Wilhelm e il suo Grillotalpa;
- Duccio Fumero su Rugby1823;
- Daniele Piervincenzi, Rugby Social Club;
- Sebastiano Pessina e On Rugby;
- Andrea Papale e i Delinquenti prestati al mondo della palla ovale;
- Valerio Tavano e SPQRugby, per la palla ovale a Roma;
- NPR – Non Professional Rugby di Valerio Amodeo e Davide Macor.